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"Tutti per uno, I Beatles in Italia", il nuovo libro che racconta l’unico tour italiano dei "Fab Four"

Scritto da Paolo Borgognone, è un viaggio tra musica, storia e cultura italiana degli anni Sessanta

"Tutti per uno, I Beatles in Italia", il nuovo libro che racconta l’unico tour italiano dei "Fab Four"
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di Ilaria Solazzo

Il 3 giugno 2025 è arrivato sulla piattaforma di Amazon "Tutti per uno – I Beatles in Italia", il nuovo libro firmato dal giornalista e scrittore Paolo Borgognone ed edito da La Case Books. In 189 pagine e al prezzo di 14,99 euro, l’autore accompagna il lettore in un viaggio appassionante alla scoperta di un momento straordinario nella storia della musica e del costume italiano: l’unico tour dei Beatles nel nostro Paese, nel lontano giugno 1965.

Il volume racconta dell’intero tour e si concentra in particolare sulle due date romane, il 27 e 28 giugno di quell’anno, quando John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr salirono sul palco del Teatro Adriano, accendendo la capitale con l’energia e la rivoluzione musicale che solo i quattro di Liverpool sapevano portare. Ma il libro va oltre il semplice racconto dei concerti.

Con rigore documentaristico e uno stile narrativo coinvolgente, Borgognone ricostruisce il contesto storico, sociale e politico dell’Italia degli anni Sessanta, tracciando un affresco vivido di una nazione in trasformazione. Il fermento giovanile, la nascita di nuove sensibilità culturali, la collisione tra modernità e tradizione: tutto questo emerge dalle pagine come parte integrante dell’eco lasciata dai Beatles nella memoria collettiva italiana.

L’opera, densa di aneddoti e curiosità, non si limita a rivolgersi ai fan della band più famosa di sempre, ma si propone come un vero e proprio documento storico. Non è solo un tuffo nella nostalgia, ma una riflessione sull’impatto che quattro ragazzi inglesi seppero esercitare su un’intera generazione, anche ben al di là dei confini del Regno Unito.

Con “Tutti per uno – I Beatles in Italia”, Paolo Borgognone regala ai lettori una testimonianza preziosa di un evento irripetibile, capace di illuminare, ancora oggi, il legame tra musica e società.

Cosa ti ha spinto a raccontare proprio il tour italiano dei Fab Four?
L’idea è nata dalla constatazione che, pur essendo un evento storico per la musica e per la cultura pop italiana, la presenza nel nostro Paese dei Beatles sessanta anni fa è stata spesso trascurata o trattata in modo superficiale. Eppure si tratta di un momento unico: l’unica volta in cui i Beatles si sono esibiti al di qua delle Alpi. Ho voluto restituire dignità a quei giorni, raccontandoli non solo attraverso la cronaca dei concerti, ma inserendoli nel più ampio contesto dell’Italia degli anni Sessanta.

Nel libro si parla molto del clima culturale e sociale di quegli anni. Perché questa scelta?
Perché i Beatles non sono stati solo un fenomeno musicale. Sono stati un detonatore culturale. Il loro arrivo in Italia avveniva in un momento di fermento: la società si stava aprendo, i giovani cominciavano a cercare modelli diversi, la televisione e i media iniziavano a giocare un ruolo importante nella costruzione dell’immaginario collettivo. Raccontare i Beatles senza questo sfondo avrebbe significato perdere moltissimo del significato del loro passaggio.

Come hai ricostruito quei giorni? Hai trovato fonti inedite?
Ho lavorato su archivi, giornali dell’epoca, testimonianze dirette, fotografie, documenti ufficiali e anche interviste con chi c’era, spettatori, tecnici, giornalisti. È stato un lavoro di ricerca piuttosto lungo, ma entusiasmante. Ho cercato di far emergere anche i retroscena: i problemi organizzativi, le reazioni dei media, le aspettative del pubblico italiano. Alcune storie, poi, sono davvero sorprendenti.

Hai un aneddoto preferito che hai riscoperto durante la ricerca?
Ce ne sono tanti e contribuiscono a creare il mito di quei giorni. Dall’arrivo “alla chetichella” a Milano, con un treno proveniente da Lione e deviato su un binario diverso da quello sul quale in migliaia li aspettavano, al tuffo in mare che George Harrison volle fare una volta a Genova. E poi la serata romana trascorsa in giro per la città, con tanto di gelato dalle parti di Piazza Navona. Anche i favolosi Beatles non potevano sfuggire al fascino eterno della Capitale.

Il titolo "Tutti per uno" richiama l’unità del gruppo ma anche qualcosa di più?
Esattamente. È un omaggio allo spirito con cui i Beatles venivano percepiti: non come quattro individualità, ma come un tutt’uno. Allo stesso tempo, è anche un richiamo alla forza collettiva che quel momento ha avuto sul pubblico, sulla società. Ed è anche il titolo col quale, da noi, venne commercializzato il primo film del gruppo, “A Hard Day’s Night”. Presentando sul palco la canzone omonima, la band usò proprio l’espressione in italiano.

Cosa speri che i lettori portino con sé dopo aver letto questo libro?
Spero che capiscano quanto la musica, e la cultura in generale, possano avere un impatto reale sulla vita delle persone. Ma soprattutto mi auguro che questo libro restituisca la bellezza di un momento irripetibile, raccontato con cura e passione, come meritano i Beatles e come merita anche l’Italia che li ha accolti.

Il passaggio dei Beatles in Italia nel 1965 fu molto più di una semplice tappa di un tour mondiale: diventò uno specchio nel quale un’intera generazione si vide finalmente riflessa, riconoscendosi in un linguaggio nuovo fatto di suoni, libertà e voglia di cambiare. In quelle poche ore tra Milano, Genova e Roma, l’Italia incrociò la modernità e ne uscì trasformata, almeno nello sguardo di chi sognava un futuro diverso.

Ricostruire quei giorni significa non solo rendere omaggio a una band che ha rivoluzionato la storia della musica, ma anche recuperare un pezzo di identità collettiva. Perché la cultura pop, troppo spesso liquidata come effimera, è in realtà uno dei modi più autentici in cui una società racconta sé stessa, i propri desideri, le proprie contraddizioni.

“Tutti per uno – I Beatles in Italia” è quindi un invito a ricordare, ma anche a riflettere: su cosa siamo stati, su cosa avremmo voluto diventare, e su quanto, a volte, bastino poche note per cambiare la direzione di un’epoca.