Garantire il diritto alla salute a tutte le persone, indipendentemente dalla loro condizione. È questo il messaggio forte e chiaro che il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ha lanciato questa mattina nel corso della sua visita al complesso penitenziario di Rebibbia.
Accompagnato dal Direttore Generale della ASL Roma 2, Francesco Amato, e dal vicepresidente del Consiglio regionale, Giuseppe Emanuele Cangemi, il presidente Rocca ha incontrato la Direzione sanitaria, il personale medico e infermieristico e alcuni rappresentanti della popolazione detenuta, tra cui anche Gianni Alemanno, oggi recluso nell’istituto.
Durante la visita, sono emerse con chiarezza alcune delle principali criticità del sistema sanitario penitenziario: la mancanza di spazi adeguati per le visite specialistiche, la difficoltà nell’isolamento dei pazienti infettivi, i ritardi nell’accesso alle terapie salvavita e la carenza di personale sanitario, sia specialistico che infermieristico.
«Il diritto alla salute non si sospende con la libertà personale. Anche in carcere va garantita un’assistenza sanitaria dignitosa, tempestiva e completa – ha dichiarato Rocca – Gli incontri di oggi rafforzano la nostra determinazione a superare le criticità e a dare risposte concrete a chi ne ha più bisogno».
Nel corso della giornata, è stato fatto il punto sui progetti in corso, tra cui:
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L’istituzione della Casa della Salute nell’area penale del carcere di Rebibbia;
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L’attivazione della ATSM femminile (Articolazione per la Tutela della Salute Mentale), rivolta in particolare alle detenute fragili;
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Il potenziamento delle visite specialistiche con l’incremento delle presenze di cardiologi, neurologi, ginecologi, oculisti, dermatologi, infettivologi, psicologi e psichiatri;
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L’aumento del personale infermieristico e di supporto.
Il sopralluogo nei reparti interessati dai nuovi interventi ha confermato la volontà della Regione Lazio di fare della sanità penitenziaria un modello di efficienza, equità e rispetto della dignità umana.
«La salute non ha muri né confini – ha concluso Rocca – e deve essere garantita a tutti, anche a chi vive una condizione di detenzione. Non possiamo permettere che ci siano cittadini di serie B, nemmeno dietro le sbarre».