Estorsione al re del tiramisù Pompi, in carcere il cognato
Il 42enne di Albano Laziale, già noto alle forze dell'ordine, ha minacciato l'imprenditore di morte e chiesto una somma di 50.000 euro
Minacce esplicite, intimidazioni continue e richieste di denaro sotto ricatto: è finito in carcere un 42enne, cognato di Roberto Pompi, noto imprenditore romano titolare della celebre pasticceria specializzata in tiramisù.
L’uomo è accusato di estorsione e tentata estorsione. Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri della compagnia di Castel Gandolfo, l’uomo, con precedenti penali, avrebbe costretto Pompi a consegnargli, a più riprese, circa 100.000 euro, minacciandolo di morte.
Le intimidazioni si sarebbero estese anche alla moglie del pasticcere e alla figlia dodicenne, con frasi come: «Ti taglio la testa con il coltello del pane», intercettate e registrate dagli inquirenti.
I fatti
La vicenda sarebbe iniziata dopo il licenziamento. Il cognato, disoccupato e percettore di sussidio avrebbe iniziato con richieste di denaro, accompagnate dal riferimento a presunti legami con ambienti della criminalità organizzata, pronti a intervenire in caso di rifiuto.
Le minacce si sarebbero ripetute in vari incontri avvenuti anche nei pressi del punto vendita storico di via Albalonga. Nonostante nel tempo Pompi avesse più volte tentato di aiutare il cognato – offrendogli un lavoro e finanziamenti per avviare un’attività in proprio – ogni tentativo è fallito. Il 42enne è stato trasferito nel carcere di Velletri su ordine della Procura.