A poche settimane dal termine dell’anno del centenario, Giacomo Matteotti riceve un nuovo oltraggio su lungotevere Arnaldo da Brescia a Roma. Il monumento al deputato socialista ucciso il 10 giugno del 1924 da una squadraccia fascista è stato danneggiato da mani ignote: due delle lapidi che ricordano la sua figura sono state fatte a pezzi, in particolare quella dell’anniversario del 1999 con la scritta “uccidete me ma non uccidete la mia idea”. Trasversale lo sdegno del mondo politico, a partire dal governo. Ma la nipote di Matteotti, Elena, sollecita Palazzo Chigi: manca una voce all’appello, dice, ed è quella della premier Giorgia Meloni: “Sarebbe doveroso, il minimo che possa fare. Ma dovrebbe andare contro tante cose”.
Plauso, invece, per i gesti del vicepremier Antonio Tajani e della Cultura Alessandro Giuli: il ministro degli Esteri è stato tra i primi a reagire, esprimendo “sdegno”: “Danneggiare la lapide di un italiano caduto per la libertà di tutti noi è un atto grave – ha detto il leader di FI – Un attacco alla sua memoria che abbiamo l’obbligo di condannare”. Giuli è andato subito sul posto, si è piegato di fronte alla stele, l’ha spolverata e vi ha deposto un bacio con la mano: “Non è la prima volta che succede? – ha detto alle telecamere – Dovrebbe essere l’ultima”. Hanno condannato l’accaduto, sempre in casa centrodestra, anche i presidenti del Senato Ignazio La Russa (“gesto inaccettabile e vile che colpisce chi pagò con la vita la difesa dei suoi convincimenti ideali e politici”) e della Camera Lorenzo Fontana, che ha ricordato come a Montecitorio “la sua memoria è viva e simbolicamente rappresentata dallo scranno che gli abbiamo riservato l’anno scorso, da cui Matteotti denunciò, il 30 maggio del 1924, le violenze e i brogli fascisti”.
Sdegno condiviso, naturalmente, dal centrosinistra: una delegazione del Pd, guidata da Elly Schlein, ha deposto un mazzo di rose rosse al monumento: “Il danneggiamento della lapide per mano fascista – ha commentato la segretaria – è un atto gravissimo e un insulto alla memoria di una persona che ha pagato con la vita l’aver combattuto per la libertà”. Per il leader del M5s Giuseppe Conte è stato “un insulto alla memoria collettiva, ai nostri valori, alla dura lotta fatta contro il fascismo per affermare quegli stessi principi di libertà in nome dei quali lo stesso Matteotti pagò con la vita”.
Valori oggi richiamati dalla nipote del deputato eroe: “Il fascismo – afferma – non è mai morto. Sono sotto choc ma allo stesso tempo me lo aspettavo. Io spero che questo scuoterà davvero l’opinione pubblica, il governo e la presidente del Consiglio. La figura di Matteotti dà fastidio perché mette di fronte a tutti noi la verità, e la verità dà fastidio”. E’ anche l’opinione dell’Anpi: “Non è la prima volta che viene profanata la memoria di Matteotti. La sua immensa statura politica e la sua specchiata integrità morale gettano nel panico e nel discredito ancor oggi il fascistume abietto”.
Intanto il sindaco Pd Roberto Gualtieri e il suo assessore alla Cultura Massimiliano Smeriglio hanno dato mandato alla Sovrintendenza di ripristinare il monumento, i cui vandali restano ancora senza un volto. I carabinieri che stanno indagando vogliono capire se lo sfregio, scoperto attorno alle 7 di questa mattina, sia stato un atto mirato o un danneggiamento generico. Sul posto comunque non sono stati trovati strumenti che potrebbero essere stati usati per rompere le lapidi. Per questo sono al vaglio le immagini delle telecamere ad ampio raggio. Per Azione, che insieme al leader Carlo Calenda ha tenuto un presidio al monumento, è arrivato però il momento di installare un impianto di videosorveglianza dedicato: sarà proposto in Assemblea Capitolina uno stanziamento ad hoc.