Rischio processo per l’imprenditrice campana, Maria Rosaria Boccia, al centro dell’affaire nel settembre dello scorso anno culminato con le dimissioni dell’allora ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Dopo la chiusura dell’indagine nel luglio scorso, i pm di Roma, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, hanno formalizzato per l’indagata la richiesta di rinvio a giudizio. Nei suoi confronti l’impianto accusatorio è pesante: gli inquirenti le contestano anche il reato di stalking ai danni del giornalista Rai. Nei capi di imputazioni anche le accuse di lesioni, interferenze illecite nella vita privata e diffamazione. Un capitolo riguarda anche le false dichiarazioni nel curriculum che Boccia aveva redatto per l’organizzazione di alcuni eventi. Nel procedimento risultano parti offese Sangiuliano, la moglie e l’ex capo di gabinetto del dicastero, Francesco Gilioli.
Il procedimento era stato avviato per l’esposto di Sangiuliano arrivato poche settimane dopo il caso esploso intorno alla mancata nomina dell’imprenditrice a consigliera del Mic. Un terremoto costato la poltrona all’attuale corrispondente da Parigi per la Rai finito anch’egli sotto indagine per le accuse di peculato e rivelazione del segreto d’ufficio. Filone questo poi archiviato. Nel capo di imputazione relativo allo stalking a carico dell’imprenditrice Maria Rosaria Boccia i pm scrivono che l’indagata “con condotte reiterate ossessive e di penetrante controllo della vita privata, professionale e istituzionale rivolte verso Sangiuliano … cagionava nello stesso un perdurante e grave stato di ansia e paura che si estrinsecava in un forte stress, un notevole dimagrimento, pensieri suicidi, modo tale da costringerlo ad alterare le proprie abitudini di vita, compromettendone la figura pubblica, inducendolo a rassegnare le dimissioni dalla carica istituzionale”.
Boccia, è detto nell’atto di chiusura delle indagini, “chiedeva dapprima velatamente e poi in modo sempre più esplicito di lavorare insieme con nomina fiduciaria del Ministro, al fine di giustificare la presenza quotidiana presso gli Uffici ministeriali, contestualmente ponendo in essere azioni volte a screditare i suoi collaboratori più vicini, con progressivo isolamento, ed avanzando continue richieste di essere portata a conoscenza dei colloqui istituzionali o con il proprio staff”. Secondo i pm, l’imprenditrice “effettuava plurime pressanti richieste di consegnarle il telefono cellulare, utilizzato dal Sangiuliano anche per i contatti istituzionali, per ispezionarlo, anche pretendendo la consegna di password o comunque lo sblocco delle applicazioni e “imponeva all’allora ministro di non portare la fede nuziale e, infine, sottraendola”.
Infine il reato di lesioni aggravate è legato a quanto avvenuto a Sanremo la notte tra il 16 e il 17 luglio quando Boccia, secondo la denuncia, avrebbe colpito Sangiuliano ferendolo alla testa. Una ferita poi immortalata dallo stesso ex ministro in una foto. I legali di Sangiuliano, Silverio Sica e Giuseppe Pepe, annunciano la costituzione di parte civile certi che “il prosieguo giudiziario confermerà tutte le ipotesi accusatorie formulate dalla Procura”. Dal canto loro gli avvocati dell’indagata lamentano la divulgazione della notizia che “lede gravemente i principi di segretezza e riservatezza di atti istruttori, neppure accessibili alla interessata, alla difesa ed alle alle parti processuali”.