Un nuovo dramma

Ancora un suicidio nel carcere di Rebibbia

A darne notizia il Responsabile Ufficio Giubileo delle Persone e Partecipazione di Roma Capitale

Ancora un suicidio nel carcere di Rebibbia
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Ancora una tragedia in carcere, con un detenuto che si è impiccato alla porta della propria cella, a Rebibbia. A darne notizia Andrea Catarci, Responsabile Ufficio Giubileo delle Persone e Partecipazione di Roma Capitale.

Come scrive in una nota, l’uomo aveva delle fragilità psichiche, ma nonostante questo era dietro le sbarre, senza le indispensabili e dovute misure di cura e assistenza.

Scrive Catarci: «Di fronte a questo che è il 29esimo suicidio dall'inizio dell'anno in Italia - nel 2024 ce ne sono stati 94 - a Rebibbia è iniziata una protesta, in particolare nei locali dell'infermeria: le rivendicazioni sono sacrosante e vanno ascoltate, subito, perché nelle prigioni in cui ci si ostina a rinchiudere più persone possibili, aumentando reati e pene e negando tutela della salute, contatti con l'esterno e pene alternative, si consuma una barbarie quotidiana degna del peggior medioevo.

Servono provvedimenti immediati per contrastare il sovraffollamento e in generale la tendenza a delineare una 'società della repressione' che arriva fino a criminalizzare uno spinello, un rave delle nuove generazioni, un migrante a cui viene appiccicata l'etichetta di clandestino e che per barriere linguistiche e culturali spesso vede limitata anche la possibilità di difesa: un'amnistia ampia per tutti i reati minori, percorsi esterni e pene alternative per le persone recluse che non rappresentano un pericolo, rafforzamento degli interventi finalizzati al reinserimento sociale e lavorativo che dà forma concreta al ritorno alla luce e riduce - e spesso annulla - il rischio di recidiva, eliminazione delle leggi crea-detenuti come il dl sicurezza, il decreto Caivano, il decreto rave, la legge Fini-Giovanardi sulle dipendenze e la Bossi-Fini sulle migrazioni.

È Pasqua, siamo in mezzo all'anno del Giubileo, con la Porta santa voluta da Papa Francesco proprio a Rebibbia. Non è resurrezione e rinascita per tutti e il pensiero corre proprio a Rebibbia, Regina Coeli e Casal del Marmo, pezzi della nostra città fatti di sofferenza e in cerca di una seconda opportunità nella vita che dobbiamo far entrare davvero tra le priorità dell'agenda politica, in nome dei diritti e dell'umanità».