Grande partecipazione per il "bando per l'educazione affettiva"
Sono oltre cento le proposte progettuali pervenute, settanta gli enti del terzo settore proponenti

Più della metà delle scuole di Roma ha voluto partecipare alla proposta di Roma Capitale che lanciato il bando per l'educazione affettiva. Sono oltre cento le proposte progettuali pervenute, settanta gli enti del terzo settore proponenti all'indomani della scadenza dei termini per presentare la domanda e prendere parte all’intervento formativo sperimentale al quale l’Amministrazione capitolina ha dato inizio nelle scuole secondarie di I grado della città per favorire una cultura del rispetto e dare concretezza all’azione educativa contro violenza e discriminazione di genere. Le proposte saranno soggette a valutazione per poi selezionarne 15, una per ogni Municipio, da portare al tavolo di co-progettazione guidato dall’Amministrazione, con gli enti del terzo settore e le scuole interessate, per iniziare già quest’anno e proseguire nel 2025/2026.
Il commento dell’assessora alla Scuola, Formazione e Lavoro di Roma Capitale Claudia Pratelli
“Un risultato enorme e soprattutto un messaggio che non lascia spazio ad interpretazione: l'educazione affettiva e alle relazioni è un bisogno sentito dalle scuole che attraversa i ragazzi e le ragazze, le famiglie e l'intera comunità educante. L’educazione all’affettività è un bisogno sentito e un’urgenza. Siamo orgogliosi di dare a tale bisogno una risposta importante, ma siamo anche consapevoli di poterlo fare in modo parziale, visto che le risorse, tutte comunali, permetteranno il finanziamento di 15 progetti, uno per Municipio, a fronte degli oltre 100 presentati. Se Roma, quindi, è in campo e fa la sua parte, le grandi assenti sono le istituzioni nazionali: i numeri dimostrano che serve un intervento ministeriale volto a prevedere per tutte le scuole la medesima opportunità, vale a dire svolgere attività su temi fondamentali che riguardano il benessere degli studenti e delle studentesse, le loro relazioni, la loro libertà da stereotipi. Non è una questione ideologica, ma un'assunzione di responsabilità necessaria verso i giovani, le scuole e le famiglie, e per allineare finalmente l’Italia alla stragrande maggioranza dei paesi europei, dove l'affettività è già materia obbligatoria”.