In occasione della Giornata Mondiale in ricordo delle Vittime sulla Strada, associazioni e familiari si riuniscono domenica 16 novembre per un presidio in via Cristoforo Colombo, nello stesso tratto dove persero la vita Francesco Valdiserri e, pochi giorni fa, Beatrice Bellucci. Una strada simbolo di pericolosità e inerzia amministrativa, segnata da troppe croci e da una velocità considerata ormai “normale”.
La richiesta di un cambiamento strutturale
Il presidio non è solo un momento di commemorazione, ma un appello a un deciso cambiamento culturale e politico. L’invito rivolto alle istituzioni è chiaro: mettere al centro la vita, non la corsa. Le organizzazioni ricordano come in tutta la città continuino a verificarsi incidenti mortali che potrebbero essere evitati con interventi puntuali e coraggiosi.
Un’emergenza nazionale che non si arresta
Ogni anno in Italia muoiono più di 3.000 persone sulle strade, con oltre 200.000 feriti. È come se 16 aerei precipitassero senza sopravvissuti. Le stime ISTAT del primo semestre 2025 mostrano una lieve riduzione delle vittime, ma i numeri restano drammatici. Le associazioni denunciano la mancanza di misure di prevenzione realmente efficaci, ostacolate da norme che limitano strumenti come autovelox e aree “città 30”, già ampiamente sperimentate all’estero.
Il caso di Roma: una situazione critica
Da gennaio 2025 si contano già 97 vittime sul territorio comunale, oltre 160 tra città e provincia, numeri vicini agli esiti del 2024. La capitale resta tra le realtà più critiche in Italia: strade progettate per favorire la velocità, incroci insicuri, segnaletica insufficiente e una gestione che non frena comportamenti pericolosi.
La velocità come principale fattore di rischio
La narrazione che riduce gli incidenti a fatalità è ritenuta inaccettabile dagli attivisti. La velocità è la prima causa di scontro, come certificato dall’OMS, e incide in un incidente su tre. Anche il rispetto dei limiti può risultare insufficiente se le condizioni della strada o la presenza di utenti vulnerabili richiedono un’andatura più prudente.
Le richieste avanzate all’amministrazione
Le associazioni sollecitano interventi immediati: infrastrutture più sicure, controlli efficaci, riorganizzazione degli incroci, campagne di sensibilizzazione e un approccio sistemico alla moderazione della velocità. Chiedono inoltre la tutela delle categorie più esposte, come pedoni, ciclisti, motociclisti, bambini, persone anziane e con disabilità.
Un appello per un cambiamento non più rinviabile
Il ripetersi degli stessi incidenti negli stessi luoghi rappresenta, secondo le associazioni, il segno di una mancata assunzione di responsabilità. È necessario riconoscere i rischi strutturali e affrontarli con decisione, affinché ogni cittadino abbia il diritto di arrivare a casa in sicurezza, qualunque sia il mezzo con cui si muove