Un lavoro d’investigazione durato mesi ha portato i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Roma-Eur, insieme alla Sezione Criptovalute del Comando Antifalsificazione Monetaria, a scoprire un sistema di spaccio tanto moderno quanto insidioso. Su disposizione del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma, tre uomini – tutti domiciliati nella Capitale, uno dei quali già detenuto per reati simili – sono finiti in carcere con l’accusa di spaccio di stupefacenti in concorso. Per uno di loro è scattata anche l’imputazione per riciclaggio e autoriciclaggio.
Criptovalute e denaro riciclato
L’inchiesta è partita dall’analisi di alcune piattaforme di exchange riconducibili a uno degli indagati. Proprio lì gli investigatori hanno notato movimenti sospetti di criptovalute, depositate su un portafoglio digitale intestato a un cittadino cinese – arrestato a giugno 2024 – e poi convertite in denaro contante.
Secondo gli inquirenti, si trattava di un sistema di riciclaggio ben congegnato: le somme illecite, dopo essere state “ripulite”, venivano reimmesse nei circuiti economici legali.
Lo spaccio correva sui social
Telegram e Instagram erano le vetrine virtuali del gruppo. È lì che i tre sospettati pubblicizzavano e vendevano cocaina, hashish e marijuana, organizzando le consegne come un vero e proprio servizio di e-commerce illegale.
I clienti pagavano in criptovalute su wallet digitali, e la merce arrivava a casa tramite corrieri, con pacchi sigillati e contrassegnati da finte etichette postali.
La base fuori città
Gli investigatori hanno individuato la base logistica del sodalizio in un appartamento poco fuori Roma. All’interno, la droga veniva conservata, confezionata e pronta per la spedizione.
Nel corso delle perquisizioni, i Carabinieri hanno sequestrato 15 chili di hashish, una pistola semiautomatica calibro 9 con matricola abrasa, sei flaconi di Rivotril e cinque bombe carta. Una scoperta che conferma la pericolosità del gruppo e la solidità della rete che avevano costruito.

