“Sono convinto che 42 anni fa c’è stato un ricatto neanche organizzato dalla banda della Magliana perché un gruppo di criminali sarebbe durato uno o due mesi di fronte a uno stato con le spalle coperte come il Vaticano. Chi all’epoca voleva ricattare il Vaticano era qualcuno che voleva gestire quello stato, l’oggetto del ricatto deve essere qualcosa di più pesante, penso a un ricatto pubblico e uno sotterraneo, non credo che Emanuela sia l’oggetto vero e proprio del ricatto”.
E’ quanto ha sostenuto Pietro Orlandi, fratello della ragazzina scomparsa a Roma nel 1983, audito per la seconda volta dalla Commissione bicamerale di inchiesta sulle scomparse di Mirella Gregori e di Emanuela Orlandi, presieduta dal senatore Andrea De Priamo. Incalzato su quale poteva essere l’oggetto di questo ricatto, Orlandi ha aggiunto: “Il Vaticano all’epoca era al centro di situazioni come la Guerra fredda, il Medio Oriente, sono convinto che ancora oggi qualcuno conosce la verità e quelle lettere” relative alla cosiddetta “pista di Londra”, “hanno un linguaggio in codice e io sono stato messo in mezzo, magari usato proprio per far venire fuori questi messaggi. Sappiamo che il Vaticano ha tanti legami con Londra come dimostra in questi giorni il processo Becciu e alcuni di questi personaggi gravitano ancora a Londra”.
Qui Orlandi ha fatto riferimento proprio al presunto mediatore con cui ha intrattenuto un dialogo via Telegram in forma anonima e che poi avrebbe rivelato a lui la sua identità sostenendo di essere l’ex Nar Vittorio Biaoni (l’avvocato dell’uomo smentisce categoricamente) e al fatto che “il cardinale Ugo Poletti, uno dei presunti estensori delle lettere della pista di Londra, aveva un legame ideologico con questi ambienti di estrema destra”. “Anche oggi – ha detto – questo atteggiamento del Vaticano di stare in silenzio, non lo capisco, perché subisce?”. Alla ulteriore domanda della senatrice Simona Malpezzi su quale sarebbe l’oggetto del ricatto, Pietro Orlandi ha risposto: “Politico, non credo neanche ai soldi, ricorderete che cominciò con la mediazione per la liberazione di Alì Agca, Papa Wojtyla doveva fare tante cose e le ha rinviate, per esempio il riconoscimento dello Stato ebraico, il Vaticano stava dentro a tante situazioni in Libano, in Palestina, forse non lo sapremo mai”.
Il caso di Mirella Gregori
“La Commissione risolverà sicuramente il caso di Mirella, è una mia convinzione, lì non c’è il Vaticano di mezzo, qui c’è il Vaticano di mezzo, sono due storie completamente diverse e già sarebbe tantissimo. Sulla nostra loro mi dimostrano sempre la volontà come è stato oggi ma so che è una strada difficile perché per arrivare, purtroppo devi andarti a scontrare con l’ambiente vaticano, io sono convinto che in Vaticano ci sono persone a conoscenza di tutto”.