A cura di Ilaria Solazzo
In un’epoca in cui l’apparenza domina ogni spazio mediatico, e dove il dettaglio può trasformare un semplice outfit in un’icona di stile, gli occhiali sono diventati molto più di un accessorio: sono un’estensione della personalità, un messaggio visivo, un segno distintivo. E quale occasione migliore del Festival del Cinema di Venezia, con il suo caleidoscopio di red carpet, première e eventi collaterali, per osservare da vicino come il mondo del cinema e della moda stia reinterpretando questo oggetto?
È proprio da questa riflessione che nasce l’idea di intervistare il Maestro Domenico Auriemma, figura di riferimento nel panorama del design e della cultura eyewear. Conosciuto per il suo sguardo attento e la sua capacità di leggere i codici nascosti dello stile, Auriemma unisce sensibilità artistica e competenza tecnica, interpretando l’evoluzione dell’occhiale non solo come fenomeno estetico, ma come espressione culturale.
In un contesto come quello veneziano, dove il glamour si fonde con il cinema d’autore, ci è sembrato fondamentale dare spazio a una voce autorevole che potesse guidarci nella lettura di questo accessorio in continua trasformazione.
Attraverso il suo punto di vista, vogliamo capire quali tendenze stiano emergendo, quali scelte abbiano colpito nel segno, ma anche come l’occhiale possa definire, rafforzare o persino trasformare l’immagine di un personaggio pubblico in occasione di un evento di tale portata.
Non una semplice analisi di look, dunque, ma un viaggio culturale e visivo nel cuore dell’eleganza contemporanea.
Il Festival è ancora in pieno svolgimento, ma già si parla molto degli accessori, in particolare degli occhiali. Che impressione ha avuto finora?
L’impressione è più che positiva. Rispetto agli anni passati, ho notato una maggiore consapevolezza da parte degli ospiti: l’occhiale non è più solo un accessorio funzionale, ma parte integrante dell’outfit. È un elemento che racconta una storia, aggiunge carattere e definisce un’identità stilistica precisa.
Quali tendenze eyewear stanno emergendo con più forza in questa edizione del festival?
Senza dubbio c’è un forte ritorno al vintage, ma reinterpretato in chiave contemporanea. Montature anni ‘70, forme oversize, lenti colorate e trasparenze sofisticate. Parallelamente, spiccano anche linee pulite e minimali, per chi preferisce un’eleganza più sobria ma non meno efficace.
Ha individuato dei look che secondo Lei meritano di essere ricordati per originalità o eleganza?
Assolutamente. Alcuni ospiti internazionali hanno saputo coniugare occhiali e outfit in modo impeccabile. Penso, ad esempio, a una nota attrice francese che ha sfoggiato una montatura cat-eye laccata nero lucido abbinata a un abito scultura. Oppure un regista italiano che ha scelto una montatura tonda in metallo bronzato, in perfetta armonia con il suo completo sartoriale.
E al di fuori del red carpet? Agli eventi collaterali si respira un’aria più sperimentale?
Decisamente sì. Gli eventi satellite sono l’occasione perfetta per osare. Ho visto molte lenti color pastello, occhiali con dettagli gioiello, persino montature trasparenti abbinate a lenti giallo tenue. C’è più libertà creativa, ma anche lì non manca il senso dello stile.
Secondo Lei, in che modo gli occhiali contribuiscono alla costruzione di un’immagine pubblica durante eventi di questo tipo?
In maniera decisiva. L’occhiale è uno dei pochi accessori che si posizionano sul volto, quindi diventa immediatamente identificativo. È in grado di comunicare forza, mistero, ironia o rigore. Sceglierlo bene può determinare il successo complessivo di un look, soprattutto in un contesto dove ogni dettaglio è sotto i riflettori.
Ci sono state scelte stilistiche che l’hanno colpita in negativo?
Più che errori, direi che ci sono stati alcuni eccessi. Montature troppo eccentriche, fuori contesto o abbinate con poca coerenza al resto dell’abbigliamento. Ma fanno parte del gioco: Venezia è anche sperimentazione, e non tutto deve essere “perfetto” per funzionare. A volte, il coraggio paga più della sobrietà.
Quali marchi o designer stanno dominando la scena eyewear del festival?
Ho visto una forte presenza di marchi indipendenti, come Kuboraum e Jacques Marie Mage, amatissimi da chi vuole distinguersi. Ma non mancano le icone italiane come Persol e L.G.R, che continuano a rappresentare l’eccellenza artigianale con uno stile intramontabile. Anche brand di moda come Gucci e Dior propongono occhiali fortemente riconoscibili, perfetti per il red carpet.
Ritiene che in futuro gli occhiali avranno un ruolo sempre più centrale nella moda da evento?
Sì, senza alcun dubbio. Gli occhiali sono già diventati un elemento chiave nelle sfilate, nelle campagne pubblicitarie e negli eventi internazionali. Sono versatili, iconici, e soprattutto personalizzabili. In un’epoca in cui l’individualità è centrale, l’occhiale è un modo eccellente per distinguersi senza dover necessariamente gridare.
Cosa si aspetta dagli ultimi giorni del festival, almeno sul piano dello stile?
Mi aspetto ancora qualche sorpresa, magari da ospiti dell’ultimo minuto che approfitteranno della visibilità finale. E mi auguro di vedere ancora più attenzione alla qualità e all’artigianalità: montature fatte bene, con materiali ricercati e un design che parli davvero di chi le indossa. Venezia è un palcoscenico unico, e merita look all’altezza.
Il Festival del Cinema di Venezia si conferma, ancora una volta, non solo palcoscenico del grande cinema internazionale, ma anche vetrina privilegiata per la moda e il design — e gli occhiali, quest’anno più che mai, hanno avuto un ruolo da protagonisti.
I brand mondiali dell’eyewear hanno colto l’occasione per ribadire la propria visione estetica: tra heritage e innovazione, tra artigianalità e provocazione. Maison storiche come Persol e Cartier hanno saputo parlare a un pubblico raffinato, mentre marchi più sperimentali come Kuboraum, Gentle Monster o Jacques Marie Mage hanno affermato con forza una nuova idea di identità visiva, quasi concettuale. Non sono mancati gli estimatori di Soho, Dstyle, Okkio e non solo!
Ma sono state le star, con la loro libertà di scelta e la loro voglia di distinguersi, a rendere davvero interessanti queste proposte. Alcuni hanno optato per modelli sobri, perfettamente integrati nel look complessivo. Altri hanno trasformato l’occhiale in un gesto scenico, un dettaglio scenografico capace di raccontare chi sono — o chi vogliono essere — sotto i riflettori.
In fondo, il messaggio è chiaro: oggi più che mai, lo stile passa dal volto, e ciò che indossiamo sugli occhi non è più solo uno strumento per vedere, ma un modo per farsi vedere. E il Festival di Venezia, con il suo fascino sospeso tra cinema e bellezza, si conferma il luogo perfetto per questa narrazione visiva.