Oltre due miliardi di fatture false tra l’Italia e mezzo mezzo mondo. Una frode internazionale, che ha portato i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Ravenna, nell’ambito dell’operazione, “Ghost credits”, al sequestro preventivo emessi nei confronti di altrettante società di capitali, una nella provincia romagnola e e l’altra nell’hinterland romano, per un valore complessivo di circa 40 milioni di euro.
Il provvedimento si pone a valle di articolate indagini svolte sotto la direzione della Procura Europea – sede di Bologna, che hanno tratto spunto dall’analisi svolta nel settore della produzione e della distribuzione di software e prodotti informatici e dal riscontro di possibili anomalie connesse all’offerta di prezzi di vendita ultra concorrenziali: da qui sono scattati approfondimenti più complessi che hanno condotto i finanzieri oltre i confini nazionali, attraverso l’attivazione di strumenti di cooperazione giudiziaria in Svizzera, nelle Antille olandesi (Curacao), in Belgio, Lettonia, Olanda e Ungheria, ossia in Paesi dove erano “transitate” le fatture e i flussi finanziari funzionali al perseguimento della frode.
Frode carosello
Perpetrata una “frode carosello” scoperta in provincia, ossia una frode all’I.V.A. che è così denominata poiché richiede il coinvolgimento di numerosi soggetti (molti dei quali fittizi e residenti in Paesi esteri) il cui compito è essenzialmente quello di far girare “vorticosamente” i prodotti commercializzati – talvolta solo cartolarmente – allo scopo di costituire indebiti crediti IVA e consentire ai beneficiari finali della frode di conquistare maggiori quote di mercato, così pregiudicando la leale concorrenza tra operatori. Un sistema che consente di incrementare i volumi delle vendite e conseguire crescenti margini di profitto,
potendo in taluni casi comportare l’ottenimento addirittura di rimborsi fiscali per l’I.V.A. a credito o la
compensazione indebita delle maggiori imposte sui redditi maturate.
La società romana
Nel caso della seconda società italiana coinvolta, questa volta operante nel territorio romano, è emerso che nel tempo aveva contabilizzato fatture per operazioni inesistenti per circa 53,5 milioni di euro. Anche in tal caso l’Autorità Giudiziaria competente ha concordato con la ricostruzione del quadro accusatorio, emettendo un provvedimento di sequestro preventivo per circa 12 milioni di euro, esteso anche a quello che è risultato l’amministratore di fatto della medesima società: in tale occasione, tra l’altro, sono state sottoposte a sequestro anche due auto d’epoca.
Bilancio
Le operazioni fino ad ora hanno consentito di sottoporre a sequestro oltre 28 milioni di euro tra disponibilità finanziarie (saldi di conto corrente ovvero polizze per circa 21 milioni di euro), immobili per 6,5 milioni di euro e quote societarie per circa 460 mila euro. Proprio per queste ultime quote societarie, le autorità giudiziarie competenti, su richiesta della Procura Europea, stanno valutando la nomina di un amministratore giudiziario al fine di consentire, comunque, la prosecuzione dell’attività imprenditoriale. Le investigazioni sulla maxi-frode ora proseguono al fine di individuare ed identificare eventuali ulteriori responsabili.