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Il poliziesco italiano "Franchitto" conquista lo streaming

Il nuovo film diretto da Franco Arcoraci, ispirato ad una storia vera. L’opera, già tradotta per il mercato estero in inglese e spagnolo, si prepara a raggiungere un pubblico mondiale

Il poliziesco italiano "Franchitto" conquista lo streaming
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di Ilaria Solazzo 

Di prossima uscita su Amazon Prime Video Italia e altre piattaforme internazionali, "Franchitto" il nuovo film diretto da Franco Arcoraci, ispirato ad una storia vera. L’opera, già tradotta per il mercato estero in inglese e spagnolo, si prepara a raggiungere un pubblico mondiale con una narrazione intensa e dal forte impatto emotivo.

Il protagonista è un poliziotto integerrimo, combattuto tra il dovere verso la legge e il richiamo degli affetti familiari. Un uomo che non si lascia piegare dalla paura, che affronta il crimine a viso aperto, infiltrandosi nel cuore della mafia siciliana. La sua lotta contro la criminalità, però, ha un prezzo: una vita privata sregolata, relazioni trascurate e un’identità messa in discussione dai rischi e dalle ambiguità del suo lavoro sotto copertura.

Nel corso della narrazione, il confine tra giusto e sbagliato si fa sempre più sottile, portando il protagonista a mettere in dubbio anche i valori su cui ha fondato la sua esistenza, come l’amicizia e la lealtà.

Il cast di "Franchitto" vanta nomi di spicco del panorama cinematografico italiano:
Rosario Petix, Vincent Riotta, Nando Morra, Turi Giuffrida, Tony Sperandeo, Francesca Rettondini, Giusy Venuti, Angelo Maria Sferrazza, Marilena Piu', Loredana Scalia, Tony Gangitano, Mario Pupella, Giuseppe Pollicina, Ivan Bertolami e Barbara Bacci.
Da segnalare, inoltre, la partecipazione speciale di Guia Jelo, volto noto del cinema italiano.

Il film si inserisce nel filone del poliziesco con uno sguardo moderno e realistico, pronto a conquistare l’interesse degli spettatori amanti del genere crime e delle storie vere ad alta tensione emotiva.

L'intervista

Il suo nuovo film Franchitto sta per approdare su piattaforme come Amazon Prime Video...e non solo! Che emozione si prova a raggiungere un pubblico così vasto?

È una soddisfazione enorme. Significa che il lavoro fatto con passione e sacrificio può parlare anche a un pubblico internazionale. Raccontare una storia italiana così intensa e vederla distribuita in tutto il mondo è un grande traguardo.

Il film è tratto da una storia vera. Come è nata l’idea di raccontarla?

È la mia vita. Non è solo una storia di mafia e legalità, ma anche una riflessione sulla solitudine e sulle scelte difficili che un uomo, come me, ha dovuto affrontare.

Chi è Franchitto?

È un poliziotto integerrimo, ma anche un uomo pieno di contraddizioni. Vive il conflitto tra il dovere e la famiglia, tra la legge e la realtà di un mondo che cerca di corrompere tutto. È un personaggio tragico e moderno allo stesso tempo.

Quanto c’è di reale e quanto di romanzato nel film?

La struttura è fedele alla storia originale. Ovviamente, alcuni eventi sono stati adattati per esigenze narrative, ma il cuore della vicenda — il sacrificio personale, il pericolo costante, la lotta alla mafia — è assolutamente autentico.

Il film affronta il tema della mafia in maniera molto diretta. Ha avuto difficoltà durante la produzione?

Affrontare certi argomenti comporta sempre dei rischi, anche solo per il clima che si crea. Ma non ci siamo mai tirati indietro. Anzi, è stata una spinta in più per essere fedeli alla verità e alla memoria di chi ha vissuto davvero certe situazioni.

Come ha lavorato con gli attori per rendere credibili i vari personaggi?

Ho scelto attori che potessero portare sullo schermo autenticità. Rosario Petix, Vincent Riotta, Tony Sperandeo e gli altri hanno dato il massimo. Abbiamo fatto un lavoro profondo sui personaggi, spesso basandoci su testimonianze reali.

Tony Sperandeo e Guia Jelo sono due volti molto riconoscibili. Che contributo hanno dato?

Immenso. Tony ha un’energia magnetica e una grande sensibilità nel trattare ruoli forti. Guia Jelo, con la sua esperienza, ha portato intensità e umanità. La loro presenza ha elevato il livello artistico del film.

Cosa vuole che il pubblico porti con sé dopo aver visto Franchitto?

Voglio che si pongano delle domande. Sul coraggio, sull’onestà, sull’isolamento di chi lotta per un ideale. E anche sull’Italia di oggi, perché certe dinamiche purtroppo non sono solo un ricordo del passato.

Ha detto che il film è anche una storia sull’amicizia. In che senso?

L’amicizia, come l’amore, può essere messa a dura prova in ambienti dove regnano il sospetto e la paura. Franchitto è costretto a chiedersi se può davvero fidarsi di chi ha accanto. È un tema delicato, che spesso non viene esplorato abbastanza nel cinema di genere. Ce ne sono state diverse, ma una in particolare — un interrogatorio sotto copertura — ha richiesto giorni di prove. Doveva sembrare reale, tesa, ma anche emotivamente coinvolgente. Il rischio era di scadere nel cliché, ma credo che ne siamo usciti con una scena davvero potente.

Il film è già stato tradotto in inglese e spagnolo. Cosa si aspetta dal pubblico internazionale?

Mi auguro che riescano a cogliere il senso profondo della storia, al di là delle barriere linguistiche. È una storia italiana, ma i valori che racconta sono universali: la lotta per la giustizia, il coraggio, la solitudine.

Qual è il messaggio che lei spera venga colto dopo aver visto il suo film?

Spero che chi guarda Franchitto comprenda quanto sia difficile, ma necessario, restare fedeli ai propri valori in un mondo che spesso premia il compromesso. Il film parla di coraggio, ma anche di solitudine, di sacrifici invisibili, di verità che fanno male. Non c’è eroismo facile: c’è un uomo che sceglie di non voltarsi dall’altra parte, anche quando questo significa perdere molto, a volte tutto. Vorrei che il pubblico uscisse dal film con una domanda: io, al suo posto, cosa avrei fatto?

Lo Stato cosa dovrebbe fare per proteggere i suoi uomini in divisa?

Lo Stato dovrebbe prima di tutto riconoscere pienamente il valore umano e professionale di chi indossa una divisa, non solo con medaglie o celebrazioni postume, ma con protezione concreta, supporto psicologico, sicurezza per le loro famiglie e tutele durante e dopo il servizio. Troppo spesso questi uomini e donne vengono lasciati soli, esposti non solo al pericolo fisico ma anche all’isolamento, all’indifferenza. Servono leggi più efficaci, una giustizia più rapida e una rete che li accompagni davvero, perché combattere la criminalità dall’interno è una battaglia che non si può vincere da soli.

Perché è importante vedere Franchitto?

Perché Franchitto racconta una verità scomoda ma necessaria. È importante vederlo per comprendere cosa significa davvero servire lo Stato con onestà, quando questo comporta mettere a rischio la propria vita, gli affetti, persino le certezze. È un film che ci mette davanti al coraggio silenzioso di chi sceglie di non arrendersi, anche quando tutto intorno invita a farlo. Guardarlo significa rendere omaggio a quegli uomini che agiscono nell’ombra, spesso dimenticati, e riflettere sul prezzo della giustizia, che non è mai scontato.

Sta già lavorando a nuovi progetti?

Sì, sto sviluppando una nuova sceneggiatura, ancora una volta ispirata a fatti reali. Mi interessa dare voce a chi spesso resta invisibile, e usare il cinema come strumento per raccontare verità scomode ma necessarie.

Grazie per il tempo che ci ha dedicato e per aver condiviso con noi il cuore di questo progetto

Grazie a voi. È sempre un piacere poter parlare di un film che nasce da una verità così forte. Spero che Franchitto possa lasciare qualcosa di autentico a chi lo guarderà.

In bocca al lupo per il debutto internazionale

Crepi il lupo, e grazie ancora.

 

Franchitto non è solo un film di denuncia o un poliziesco teso e coinvolgente: è soprattutto il ritratto di un uomo solo davanti al male, un individuo che paga sulla propria pelle il prezzo dell’integrità. Nella regia di Franco Arcoraci c’è uno sguardo asciutto ma empatico, capace di raccontare il crimine senza spettacolarizzarlo, la giustizia senza idealizzarla.

È un film che ci ricorda quanto sia sottile il confine tra il giusto e il necessario, tra il dovere e la rinuncia, tra chi combatte e chi sceglie il silenzio. Ed è in quel confine che si muove Franchitto, come tanti uomini e donne che, ancora oggi, lottano nell’ombra. Questo film, con il suo realismo tagliente e la sua umanità sincera, è un tributo a loro. E un invito a non dimenticare.